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Ecco che cosa accade in volo e gli accorgimenti adottati dalle compagnie aeree per cercare di soddisfare il nostro appetito

Un ristorante tra le nuvole? Non sembra una buona idea

Sali a bordo e ti consegnano un cartoncino molto elegante, che riporta un invitante menù. Già pregusti uno spuntino con i fiocchi, ma quando arriva ahimè sembra di mangiare qualcosa di ben poco saporito e assolutamente non in linea con quanto ti aspettavi. E per giunta nel caffè ci devi mettere il doppio della solita razione di zucchero, per renderlo bevibile.

Eppure, se i pasti serviti in aereo sono a dir poco deludenti, la colpa non è tutta dei “cuochi”. Infatti già subito dopo il decollo le modificazioni  che avvengono a livello di atmosfera all’interno della cabina producono effetti negativi sull’olfatto, e ciò a causa del calo della pressione e dell’umidità (circa il 12% a 30.000 piedi, meno che nel deserto!). Secondo un esperimento commissionato in laboratorio da Lufthansa, la combinazione di scarsa umidità e bassa pressione riduce di circa il 30% la sensibilità dei recettori al sapore salato e a quello dolce. Ma, stranamente,  il senso dell’acido, dello speziato e dell’amaro rimangono inalterati. E allora, ecco che le compagnie aeree tentano di superare il problema usando sale e spezie in misura del doppio superiore a quello che farebbe qualsiasi ristorante sulla terraferma.

Ebbene, un po’ di sale e spezie in più per una volta tanto possono andare, se questo serve a rendere il pasto più appetitoso, ma… secondo gli psicologi anche l’udito gioca un suo ruolo (sempre a sfavore dei sapori, e ci fanno notare che, a differenza di chi consuma il pasto in silenzio, chi mangia con il sottofondo del ronzio dei motori evidenzia una più debole percezione del gusto dolce e di quello salato.

Anche le regole vigenti in materia di pasti in aereo non rendono le cose più facili ai passeggeri né a chi deve preparare migliaia e migliaia di porzioni. La normativa prevede che tutto il cibo servito in aereo debba essere cucinato a terra, debitamente confezionato, congelato, trasportato a bordo ed infine riscaldato sul velivolo usando esclusivamente forni a convezione, che sottopongono gli alimenti a vere e proprie tempeste di aria calda e secca – tutti passaggi che, in un modo o nell’altro, contribuiscono ad alterare il sapore finale già a prescindere dalle condizioni di cabina.

In volo, anche il vino incontra notevoli difficoltà: quello che a terra risulta fruttato, in aereo diventa tannico e acido, probabilmente a causa della contrazione ed espansione a cui i liquidi sono soggetti in base alle variazioni di pressione atmosferica. Il vino pertanto va perdendo i suoi accenti fruttati,  man mano che la pressione cambia, per cui le soluzioni adottate si orientano sulla scelta di vini estremamente fruttati e freschi, poco tannici e poco alcoolici. E poiché il basso tasso di umidità influisce sul palato, il vino sarebbe meglio consumarlo all’inizio del volo, piuttosto che alla fine, quando siamo oramai disidratati e con papille gustative meno efficienti che mai.

Tutto ciò considerato, forse sarebbe meglio consumare un buon pasto a terra prima di partire ….!