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Tutto ebbe inizio in Inghilterra 200 anni fa, nel 1813, ma nessuno aveva previsto che l’idea di inscatolare il cibo avrebbe avuto un tale impatto a livello globale – modificando le abitudini alimentari ed il modo di fare la spesa del ventesimo secolo.

La storia degli alimenti in scatola, un modo di conservare il cibo che ha cambiato le abitudini del mondo.

 

Questa grande invenzione nasce, in realtà, dalla necessità di rispondere ad un’esigenza pressante dell’epoca: fornire ai naviganti un’alimentazione adeguata e non più basata esclusivamente su carne salata e gallette.  Si calcolava infatti che circa la metà degli uomini di mare morisse a causa di una dieta che non riusciva a coprire il fabbisogno nutrizionale.  Il ‘700 e l’800 erano le epoche della grande navigazione, i marinai della Marina Militare Britannica raggiungevano mete lontanissime via mare, con viaggi che duravano mesi senza poter toccare terra e rifornirsi adeguatamente.

 

Dopo una prima fase, che oggi potremmo correttamente definire di “product testing”, con assaggio da parte di alcuni personaggi altolocati di cibo preventivamente conservato in lattine ed il cui esito venne giudicato soddisfacente, il 3 maggio 1813 ebbe inizio la grande avventura del l’inscatolamento. Un’ingente partita di carne giunta ai docks di Londra prese la strada della fabbrica in cui fogli di alluminio venivano plasmati a mano per formare le lattine da riempire con manzo, montone, carote, rape, zuppa, destinate ai quattro angoli dell’Impero.  La conservazione del cibo sembrava dunque non rappresentare più un grosso problema, e la “metodologia” venne presto adottata anche in direzione contraria, quindi non più per spedire cibo dall’Inghilterra in tutto il mondo, ma anche per far arrivare in Inghilterra prodotti da paesi lontani in condizioni ottimali di conservazione.  Fu così che, dopo l’insediamento di nuovi impianti per inscatolare il cibo,  iniziarono ad arrivare in Europa il salmone e i gamberi dall’America, l’ananas dalle Hawaii, il succo di arancia dalla Florida, il cacao dalle Antille, diffondendo  la cultura di alimenti nuovi o ancora poco conosciuti. Possiamo facilmente immaginare le ricadute a livello industriale ed economico in tutto il mondo: oggi si calcola che nelle famiglie europee e americane circolino circa 40 miliardi di lattine all’anno, e questo anche grazie all’apriscatole che venne inventato nel 1860 (prima si usava un coltello appuntito per produrre un buco sul coperchio, le lattine erano dotate di apposite istruzioni in proposito…) e che nel 1925 era diventato ormai un oggetto di uso comune presente in tutte le case.

 

La lattina rappresentò  senza dubbio il viatico per le grandi esplorazioni, basti pensare che oltre ai viaggi per mare verso terre lontane, solo in virtù di scorte di cibo in lattina fu possibile organizzare spedizioni al Polo Nord della durata di anni.  Grazie al cibo in scatola l’uomo poté spingersi in territori ostili o più semplicemente inesplorati e pertanto privi delle risorse necessarie per risolvere il problema dell’alimentazione. Ma essa costituì anche un grande alleato dell’apparato militare, consentendo di spostare contingenti di uomini e risolvere il problema degli approvvigionamenti fornendo non solo cibo, ma “cibo di casa” , atto a nutrire e in qualche modo a risollevare il morale e consentire il perdurare dei terribili conflitti che hanno funestato il ventesimo secolo.

 

Oggi le Forze Armate italiane, come quelle di tutti gli altri Paesi, studiano costantemente la composizione delle razioni individuali in termini non solo di apporto nutrizionale (proteine, calorie, ecc. ) ma anche “emozionale”,  portando in capo al mondo, e in situazioni spesso stressanti , un “soffio di casa” per tenere alto il morale. E senza la lattina e tutti i successivi sviluppi, questo non sarebbe certo potuto accadere.

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