Pensi che a qualcun altro potrebbe interessare questo articolo? Aiutaci a condividerlo:

Gli esperti sensoriali scandinavi hanno sviluppato un metodo utile ad analizzare e misurare le difficoltà che possono insorgere con il meccanismo di apertura delle confezioni.

I produttori devono poter conoscere, prima che sia troppo tardi ai fini del riacquisto, i problemi connessi con il packaging.

Chi non ha mai avuto problemi nell’aprire una confezione? Il packaging fa sì che il contenuto raggiunga il consumatore in tutta la sua integrità, ma che fare quando il coperchio è duro da aprire, la filettatura del tappo si spana, l’anello per aprire la lattina rimane in mano, la pellicola protettiva invece di venir via si ripiega su se stessa? Il problema riguarda in particolar modo bambini ed anziani con ridotta funzionalità manuale, ma non risparmia neppure le persone in perfetta salute e prive di alcun deficit. Ed infatti è più frequente di quanto possiamo pensare.

Gli esperti sensoriali di Finlandia, Svezia e Danimarca – tutti membri dello European Sensory Network hanno deciso di approfondire questa problematica, sviluppando un metodo utile ad analizzare se e per quale motivo una confezione risulti difficile da aprire.

La prima domanda che i ricercatori si sono posti è stata in che modo misurare in maniera obiettiva il grado di facilità di apertura di una varietà di confezioni, arrivando a capire quali possano essere le caratteristiche suscettibili di miglioramento. Si è optato per il classico approccio sensoriale, combinando l’input di un panel di consumatori con quello di un panel di esperti.

Il test sulla facilità di apertura

Il target era costituito da consumatori anziani che quotidianamente si trovavano ad affrontare con scarso successo e notevoli difficoltà il problema dell’apertura delle confezioni. Dopo aver visionato le immagini di otto confezioni con meccanismi di apertura diversi, gli intervistati dovevano suddividere le confezioni in due gruppi, a seconda della facilità di apertura percepita. Quindi, spiegavano ad un intervistatore per quale motivo, in base alla loro personale esperienza, quel tipo di confezione fosse facile o difficile da aprire. Dall’elenco dei commenti, mediante la tecnica “laddering”, i ricercatori individuarono dodici termini descrittivi per la fase di profilo sensoriale a cura del panel di esperti, opportunamente selezionati affinché nessuno avesse alcun problema di funzionalità manuale. Questo panel espresse una valutazione delle caratteristiche di confezionamento con una scala 0-10. Alla fine, i seguenti attributi vennero evidenziati come rilevanti ai fini della facilità/difficoltà di apertura di una confezione:

• visibilità e chiarezza del sistema di apertura
• facilità di tenere tra le mani il sistema di apertura
• resistenza e rischio di rottura del sistema di apertura
• forza necessaria ad aprire la confezione
• necessità di usare entrambe le mani
• rigidità e scivolosità del materiale di confezionamento
• capacità di tenere ben salda tra le mani la confezione
• capacità della confezione di rimanere intatta al momento dell’apertura
• quantità di prodotto rimanente nella confezione dopo l’apertura

Secondo i ricercatori, questa metodologia basata sul profilo sensoriale ha prodotto risultati non solo a livello di singola caratteristica, come ad esempio la forza necessaria ad aprire un pacchetto sotto vuoto o a rompere un sigillo, ma ha anche consentito di vedere i tratti e le qualità di un prodotto nella sua globalità. A differenza delle procedure di test puramente meccaniche, peraltro facili da condurre e praticamente a zero costi, con l’ausilio dell’analisi sensoriale è possibile individuare con chiarezza i reali problemi che il consumatore si trova ad affrontare approcciandosi ad un prodotto.

L’analisi degli attributi sopra elencati può rivelarsi utilissima nella progettazione del packaging, cercando di far fronte ai problemi di chiunque e non solo di chi soffre di qualche deficit: si è riscontrato, ad esempio, che se da un lato aprire le lattine di alluminio con l’anello sulla parte superiore (come quelle della birra), per chi soffre di artrosi diventa un’impresa spesso frustrante e destinata all’insuccesso.