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L’influencer  marketing è un potente strumento di marketing utilizzato da tutti i principali brand, ed è probabilmente destinato ad espandersi e dominare la scena ancora per parecchio tempo.

Ma perché si rivolga al pubblico giusto nel modo giusto, ci sono delle regole che è bene tener presenti.

Secondo gli esperti, i consumatori si fidano sempre meno dei messaggi pubblicitari che cercano di attrarre il grande pubblico. La mission dei brand oggi non è più parlare al maggior numero di persone possibile, ma intercettare, con delle campagne di comunicazione mirate, quelle nicchie di pubblico che garantiranno un reale ritorno d’investimento.  E allora ecco il miracolo dell’influencer, percepito come un normale consumatore che fa le proprie scelte di acquisto e le condivide con altre persone, confrontando pareri ed esperienze (e suggerendo opzioni). Va da sé che l’influencer, per essere considerato tale, debba essere figura affidabile e rispettata nella sua cerchia per così dire “socialmediatica”, e naturalmente abbia un buon numero di followers. Infatti, quello che conta non è tanto essere famosi, quanto consentire un certo ritorno in termini di visibilità e di qualità.

Sembra semplice, ma ci sono tuttavia delle regole da rispettare, perché una campagna di influencer marketing sia davvero efficace.

Numero uno: gli influencer non sono professionisti del mondo dei media. Si tratta, piuttosto, di esperti nel proprio campo, accademici o consulenti, certamente non guru del marketing. Sono individui esperti in una certa materia, la loro attività sulle piattaforme sociali non è connessa all’advertising tradizionale, non sono a caccia di popolarità. Piuttosto, si impegnano ad apprendere dai loro pari e da altri influencer, per condividere con i loro follower le conoscenze che hanno acquisito. E’ in questo modo che si viene a creare un legame di fiducia tra il brand ed il suo pubblico.

Numero due: per i brand, fare influencer marketing non significa stare a guardare e rilassarsi. L’influencer può essere retribuito o meno, ma certamente non è possibile rimanere nel backstage e aspettare che faccia le magie. E quindi le aziende devono lavorare a stretto contatto con l’influencer per creare contenuti che siano effettivamente in linea con il brand. L’influencer va costantemente seguito nel suo lavoro, in quello che pubblica e condivide sui canali del brand; monitorarne i successi è essenziale, come pure armonizzare gli obiettivi prefissati ed i risultati raggiunti con l’attività della marketing unit aziendale.

Numero tre: l’influencer marketing non ha nulla a che fare con i personaggi famosi. E’ vero che inizialmente si riteneva che affiancare all’attività di influencer un nome conosciuto potesse essere il modo migliore per raggiungere un’audience più ampia e diversificata. Ma i consumatori hanno “mangiato la foglia” molto presto, e hanno compreso che dietro ogni celebrità si nasconde l’attività di una folta schiera di persone impegnate ad agire sui social in loro nome, e ad applicare le solite tecniche di marketing.  I piccoli influencer hanno di certo un numero molto inferiore di follower, ma nella loro ridotta sfera d’azione operano in modo molto mirato e godono di maggior rispetto. Costano poco, e dunque offrono un maggior ritorno sugli investimenti.

Numero quattro: L’influencer marketing non si focalizza sul breve termine; non è assimilabile al lancio di una campagna che, terminata, viene chiusa in un cassetto per passare ad altro. Per mantenere la sua efficacia, questo tipo di marketing richiede che la relazione con l’influencer – e quindi con i suoi follower – sia costante e a doppio senso.

Numero cinque: Tener presente che l’influencer marketing è una strategia, non una tattica da mettere in atto solo perché un maggior numero di consumatori acquisti quel certo brand. E in quanto strategia a lungo termine, deve essere incorporata nel piano di marketing dell’azienda, dal suo concepimento fino al momento della sua messa in atto.

Elisabetta Bandelli