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Oramai tutti sappiamo che anche il mondo vegetale è dotato di sensi: magari saranno diversi dai nostri canonici 5 sensi, tuttavia è assodato che le piante sono in grado di “sentire” la luce, e orientarsi di conseguenza…

Capaci di captare vibrazioni minime, di fare i calcoli e anche di scambiare informazioni

…ed ancora, di “sentire” la presenza di concime nel terreno e quindi sviluppare le radici in una precisa direzione; di “sentire” se qualcuno le sta sfiorando – basti pensare alla arcinota mimosa pudica o alle piante carnivore.

Già nel 1966 all’inventore della macchina della verità Cleve Backster, venne il sospetto che nella “mente” delle piante ci fosse molto di più. Si trattò di una scoperta casuale, in realtà Backster voleva verificare quanto tempo impiegasse l’acqua dell’innaffiatura a risalire dalle radici alle foglie. E per fare questo decise di servirsi proprio della sua macchina della verità; questo strumento, infatti, funziona rilevando il livello di umidità sulla pelle: quando una persona mente, si verifica una piccolissima variazione nella sudorazione, ed i sensori della macchina della verità lo rilevano immediatamente, trasmettendo l’impulso ai pennini che lo traducono in grafica. L’idea di Backster era quindi quella di apporre i sensori sulle foglie e registrare la variazione di umidità sulle stesse. Poiché poco diverso tempo dall’innaffiatura la macchina non registrava alcun impulso, deluso Backster pensò di “stimolare” la pianta spezzando una foglia. E nel momento in cui decise di farlo, la pianta reagì facendo impazzire i pennini …. Iniziò dunque l’esperimento vero e proprio, con “pensieri cattivi” a cui la pianta immediatamente reagiva, inducendo a ritenere che la pianta fosse in grado di percepire le vibrazioni negative provenienti da Beckster,  e si mettesse in allarme.

E ancora, è stato dimostrato che le piante sono perfettamente in grado di calcolare quanto tempo manca all’arrivo del giorno: questa operazione è indispensabile per suddividere l’energia che hanno a disposizione per passare la notte e tornare a fare la fotosintesi con il sole.

Tutto questo può apparire incredibile, in quanto le piante non hanno un organo come il cervello, capace di elaborare segnali e quindi rispondere. Ma… sopresa! Quelle poche decine di cellule presenti alla fine di ogni radichetta – gli apici radicali – secondo il ricercatore Stefano Mancuso sono una sorta di “centro elaborazione dati”. E sottoterra avviene di tutto….una intranet sotterranea con altri esseri viventi per scambiarsi informazioni in relazione alla composizione del  terreno, alla quantità di umidità, alla presenza di insetti nemici…. Certo, qualcosa di meno romantico dell’idea di Beckster sulla percezione dei pensieri negativi, ma non meno affascinante se comparato all’intranet inventata dall’uomo. O forse l’uomo l’ha copiata delle piante? Chissà….