Ideare, sviluppare e lanciare un prodotto destinato a bambini e ragazzi richiede da parte delle Aziende una particolare attenzione, perché in questo caso si tratta di catturare l’attenzione e convincere sia il ragazzo, appunto, ma anche il/la responsabile d’acquisto della famiglia, che generalmente è il genitore.
A CONSUMARE E’ IL BAMBINO …..
In primo luogo, il prodotto deve piacere a chi deve consumarlo effettivamente, al bambino o al ragazzo, quindi dovrà soddisfare le sue preferenze, i suoi gusti, così da indurlo a chiedere al genitore di ricomprarlo. Peraltro, per incuriosire e invogliare maggiormente il bambino, spesso le aziende mettono in atto azioni di marketing mirate, associando il prodotto all’immagine di personaggi reali o della fantasia noti e apprezzati, oppure inserendo giochi e gadget.
…. MA COME CONVINCERE CHI DEVE ACQUISTARE IL PRODOTTO?
Diversa, invece, la relazione che l’Azienda deve cercare di instaurare con il genitore che dovrebbe acquistare quel prodotto; si tratta soprattutto di rassicurarlo, valorizzando, per esempio, le proprietà nutrizionali o la qualità degli ingredienti utilizzati. Questo anche in virtù dell’accresciuta consapevolezza circa la necessità di migliorare gli stili alimentari, specie dei più piccoli.
In questo contesto, l’obbiettivo dei produttori si fa pertanto più sfidante: riuscire a realizzare prodotti sani e nutrizionalmente sempre più corretti, senza però compromettere la loro piacevolezza sensoriale, prerequisito indispensabile affinché si desideri riconsumarli.
IL DOPPIO RUOLO DELLE RICERCHE DI MERCATO
Questa complessità si riflette anche su chi, come Adacta International, collabora con le Aziende fornendo loro il supporto delle ricerche sul consumatore e dei test di prodotto, che necessariamente devono coinvolgere, semplificando, non solo il figlio che consuma ma anche chi in casa è responsabile della spesa. L’impostazione di una ricerca, in questo caso, non solo dovrà mettere in conto approcci e contenuti da indagare diversi fra genitore e figlio, ma dovrà tenere conto, in primo luogo, del target prioritario a cui il prodotto è destinato: espressamente pensato per i bambini/ragazzi? O è un prodotto indirizzato a tutta la famiglia e, quindi, auspicabilmente interessante anche per i bambini?
IL PARERE DELL’ADULTO
Nel caso sia espressamente pensato per i più piccoli, come accade per una merenda o uno snack da portare a scuola, la ricerca prevede in genere che all’adulto, decisore dell’acquisto, sia richiesto di esprimersi:
- sul concetto che ispira e sorregge il prodotto e che viene comunicato attraverso il pack
- sulla presumibile adattabilità del prodotto alle preferenze e alle abitudini di consumo del figlio
- sulla percezione di correttezza dal punto di vista nutrizionale
- sulla praticità/funzionalità d’uso e altro ancora
Inoltre, se è un prodotto rivolto ai bambini, non si prevede solitamente il giudizio all’assaggio da parte del genitore, non essedo comunque lui il destinatario finale del prodotto.
Ma, a questo proposito, le cose cambiano se il prodotto in questione è destinato a piccolissimi; qui occorre tenere conto del fatto che il bisogno di rassicurazione del genitore si fa molto più forte, in ragione di un istinto di protezione ancora più accentuato. Immaginiamo, per esempio, che il prodotto in esame sia una camomilla o una tisana impiegata per rinfrescare o per tranquillizzare il proprio bambino: in un caso come questo, saranno i genitori che per primi vorranno assaggiare, e quindi giudicare, la bevanda!
IL PARERE DELL’ADULTO E DEL BAMBINO
Diverso il discorso, come detto, se è oggetto di indagine un prodotto che vuole soddisfare tutta la famiglia, compresi i bambini; in questo caso, anche gli adulti saranno coinvolti nella sua valutazione sensoriale; anzi, il maggior contributo di approfondimento e di dettaglio informativo deve arrivare proprio da questi ultimi.
Dal punto di vista metodologico, infine, occorre considerare che il modo di porre domande e di ricavare risposte da un bambino/ragazzo deve necessariamente essere diverso e da quando si intervista un adulto, almeno per due aspetti:
- per il grado di dettaglio, anche terminologico, del questionario, che non può essere troppo approfondito o richiedere tempi troppo lunghi, né andare oltre le presumibili capacità di un bambino;
- per le scale di rilevazione quantitativa da utilizzare, che per i bambini vengono il più delle volte rese in modo semplificato, per esempio attraverso il ricorso alle espressioni facciali figurate (“faccina” più o meno sorridente e soddisfatta, in base al livello di apprezzamento del prodotto che il bambino intende esprimere).
IN CONCLUSIONE
Come si può ben capire, le ricerche sul consumatore che coinvolgono i bambini e i ragazzi, oltre che gli adulti, spesso i loro genitori, presentano anche per il ricercatore un di più di complessità; spesso significa avere in realtà due ricerche in una e non è infrequente trovarsi di fronte a risultati che delineano una prospettiva diversa, quando non addirittura opposta, secondo che si consideri il punto di vista dei bambini o quello dei loro genitori. Trovare una sintesi unitaria delle evidenze emerse, che permetta di definire un quadro di suggerimenti utili e raccomandazioni corrette all’Azienda non è quasi mai semplice ma, da ricercatori, dobbiamo ammetterlo: sono queste le ricerche più coinvolgenti, quelle che insegnano di più.
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