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Numerosi sono gli alimenti che provenendo da più parti del mondo nel corso degli anni sono entrati a far parte della nostra alimentazione.

A partire da pomodori, riso, mais e frutti tropicali fino ai semi di chia, la quinoa o il frutto del baobab dall’Africa, tutti hanno un passato da novel food: giunti in Europa come alimenti sconosciuti oggi sono presenti sulla nostra tavola come alimenti o ingredienti irrinunciabili.

Per novel food si intendono sostanze, alimenti o ingredienti “nuovi”, che non fanno parte della tradizione culinaria europea e che, solo dopo autorizzazione dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), possono comparire nell’elenco degli ingredienti delle etichette alimentari.

I novel food sono disciplinati infatti dalla legislazione alimentare comunitaria con il Regolamento (UE) 2015/2283 che, entrato in vigore il primo gennaio 2018, ha abrogato il precedente Regolamento (CE) 258/97.

Il testo stabilisce che per essere immessi sul mercato, questi nuovi prodotti devono soddisfare i seguenti criteri:

  • non devono essere rischiosi per il consumatore; non devono quindi essere tossici e si devono poter fissare delle soglie massime di assunzione
  • non devono indurre in errore il consumatore; devono infatti essere etichettati correttamente
  • se vanno a sostituire un alimento/ingrediente preesistente, non devono essere svantaggiosi dal punto di vista nutrizionale

Nel 2016, l’EFSA ha emanato delle linee guida a cui fare riferimento per la richiesta di commercializzazione dei novel food. Occorre infatti fornire tutte le informazioni sulla composizione nutrizionale dell’alimento, nonché quelle riguardanti le valutazioni tossicologiche e la presenza di eventuali allergeni ed infine, i dati sul processo di produzione dell’alimento e riguardanti l’uso o l’impiego abituale.

Spesso si tratta di prodotti di nicchia, addirittura non sempre di facile reperibilità sul mercato, eppure ci sono novel food che in Italia hanno conquistato una certa popolarità e che stanno riscuotendo anche un crescente successo: consumati come tali o come integratori alimentari.

ECCO QUALCHE ESEMPIO DI NOVEL FOOD ……

Baobab: Si può trovare sottoforma di polvere/farina e di olio; contiene molte vitamine, soprattutto acido ascorbico in grandi quantità (sei volte la quantità contenuta nelle arance) e vitamine del gruppo B; è ricco di fibra alimentare capace di aiutare la digestione. Tra le numerose altre proprietà del frutto si annoverano anche quelle antipiretica, antiinfiammatoria, antivirale, antibatterica, epatoprotettiva.

Spirulina: Si tratta di un ciano batterio il cui nome deriva dalla sua forma a spirale; ha un colore blu-verde molto intenso. Contiene elevate quantità di fibre, carboidrati, vitamine, con notevoli proprietà antiossidanti e favorisce il rafforzamento del sistema immunitario. E’ venduta in polvere o essiccata o in capsule. Può essere aggiunta quindi nelle bevande, nei frullati e nelle ricette culinarie. Si produce anche in Italia e i due impianti maggiori si trovano ad Oristano.

Meduse: se è vero che le loro capacità urticanti non ce le fanno amare, è utile sapere che figurano anche fra i novel food e appartengono da sempre alla tradizione culinaria asiatica. Hanno notevoli proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Inoltre, aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo, sono buoni alleati della pelle e delle articolazioni, migliorano la circolazione e sono ottime per chi vuole seguire una dieta ipocalorica (perché non contengono né lipidi né carboidrati). Potrebbero quindi essere considerate a tutti gli effetti un “functional food”.

 ……. CI SONO POI NOVEL FOOD ANCORA IN ATTESA DI APPROVAZIONE …….

In particolare, due tra i più discussi attualmente sono la canapa e gli insetti.

Ad oggi, i derivati delle foglie e dei fiori della canapa non hanno superato l’autorizzazione come novel food e non è quindi consentito utilizzarli come ingrediente negli alimenti e/o integratori; non sono ammessi a causa del loro contenuto in THC – composto con azione psicotropa e stupefacente.

Possono bensì essere utilizzati negli alimenti solo i semi di canapa delle varietà a basso THC o i loro derivati (come l’olio o la farina) perché se contengono THC in piccole quantità, queste sono dovute a contaminazione in seguito al contatto con le infiorescenze, durante la lavorazione.

….. E QUELLI APPROVATI DI RECENTE

Ma i più interessanti e dibattuti novel food del momento sono gli insetti.

Ebbene sì, c’è chi sostiene che le piccole creature capaci di suscitare reazioni contrastanti, dall’attrazione alla paura, potrebbero diventare il cibo del futuro ed arricchire le nostre tavole sostituendo gran parte di alimenti a base di proteine.

Se infatti da un lato la stessa EFSA riconosce come molto vantaggioso sostituire le principali fonti proteiche, come la carne, che hanno il maggiore impatto ambientale a livello globale, con l’impiego alternativo degli insetti, di contro, la commercializzazione di questi prodotti in molti paesi incontrerebbe la diffidenza/disgusto dei popoli che per tradizione non sono abituati a consumarli.

Tuttavia, se è vero che da tempo gli insetti rappresentano i prodotti tipici di molti paesi al di fuori dell’Unione Europea (Asia, Africa e Sud America), esiste il problema relativo alle stringenti prove di sicurezza, chimiche e tossicologiche che i produttori devono fornire alla Commissione europea.

Nel gennaio del 2021, l’EFSA ha espresso il suo parere sui prodotti alimentari derivanti da insetti.  Nel documento si afferma anche che è molto difficile valutare la composizione degli alimenti derivanti da insetti commestibili: ad esempio il contenuto proteico può essere sovrastimato a causa della notevole presenza, in alcuni di essi, di chitina (un polisaccaride, principale componente dell’esoscheletro degli insetti) ed, inoltre, occorre tenere presente le possibili reazioni allergiche che provocano alcune di queste proteine.

Ad oggi, sono 3 le tipologie di insetto che, dopo il parere positivo al consumo da parte dell’EFSA, sono state autorizzate dalla Commissione europea alla commercializzazione: il verme giallo della farina essiccato (Tenebrio molitor larva), la locusta migratrice (Locusta migratoria) e il grillo domestico (Acheta domesticus).

Con una tendenza in tale ascesa è quindi molta l’attenzione rivolta dalle imprese e dalle startup alla trasformazione e alla commercializzazione di questo nuovo tipo di alimenti.

Dunque, da qui a poco potremmo forse degustare nuovi ingredienti nei nostri alimenti capaci, chissà, di generare nuove esperienze sensoriali.

Ma quale sarà l’impatto sul mercato è ancora tutto da scoprire, a partire dallo studio delle barriere che questi veri e propri nuovi concetti di alimento incontrano tra i consumatori. Quanto è disposto il consumatore occidentale ad abbattere queste barriere culturali? Quali sono le possibilità di apertura a questi nuovi alimenti? La risposta in termini di consumo riguarderà solo le nuove generazioni oppure incontrerà anche i favori di consumatori più tradizionalisti?

Una nuova sfida non solo per le aziende ma anche per Adacta, da anni al fianco delle aziende alimentari per guidarle nella messa a punto di nuovi prodotti e curarne gli aspetti concettuali, sensoriali ed emozionali e, naturalmente, per individuare il giusto posizionamento sul mercato con studi sul consumatore.

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